

È stata una passeggiata tra l’andante e il faticoso, ripagata dai panorami e dall’emozione che ho provato raggiungendo la vetta.


















Il monte Ascensione, l’Ascensiò in dialetto ascolano, è un rilievo subappenninico marchigiano di 1100 m di altitudine.
Desideravo camminare su quella montagna, che vedevo da ogni dove, da molto tempo. La curiosità di sentirne l’appartenenza era parecchia. Tante sono le leggende che ho letto ed ascoltato a riguardo di questo luogo. A partire dal suo nome: Ascensione, Ascensiò, Monte Nero, Monte Polesio.
Il suo profilo frastagliato, visibile nella maggior parte del territorio della provincia, ricorda diverse figure a seconda del punto d’osservazione: la bella addormentata o il profilo di Cecco d’Ascoli, eretico avversario di Dante Alighieri.








L’area del monte Ascensione è, dal punto di vista amministrativo, divisa tra i comuni di Ascoli Piceno a sud; Appignano del Tronto a sud-est; Castignano a nord-est; Rotella a nord; Force a nord- ovest; Palmiano e Venarotta ad ovest.


Il 15 agosto si celebra la festa dell’Ascensione ed è da Ascoli e altri paesi che si raggiunge, i più coraggiosi a piedi, la chiesa dedicata alla Madonna dell’Ascensione collocata sulla vetta.
Il Monte fu denominato Monte Polesio, dalla leggenda di Polisia, una bellissima ragazza, figlia di Polimio, prefetto di Ascoli. La ragazza si convertì, contro la volontà del padre, al Cristianesimo e per questo motivo dovette fuggire dai soldati romani che volevano inprigionarla. C’è chi racconta che si perse sul monte e chi, che una voragine si aprì fino ad inghiottirla. Molti, ancora oggi, portano con sé un sasso da Ascoli e una volta arrivati in cima gettano il sasso esprimendo un desiderio. Ovviamente, questa è solo una leggenda.






Vorrei ringraziare i miei compagni di avventura, Bernardo e Gianfranco, per la pazienza che hanno dimostrato durante le mie infinite soste fotografiche.