Chi più alto sale, più lontano vede; chi più lontano vede, più a lungo sogna.
(Walter Bonatti)
Questa area compresa tra il Fluviale e il Tronto è composta prevalentemente da boschi e alture modeste, (la cima più alta è quella del Monte Ceresa con i suoi 1494 m), acque, costoni d’arenaria, strade brecciate e borghi semi abbandonati.
Il Cai di Ascoli Piceno ha definito questa zona come Appennino Perduto, un nome che sintetizza un luogo destinato a scomparire.
È un’area piena di fascino, di magia. Attraversare questi sentieri, camminare e respirare l’aria è un po come immergersi nella vita che era di questo luogo, un po come essere trasportati indietro nel tempo.



L’escursione di oggi parte proprio da Tallacano. Questo piccolo borgo, chiuso dal terremoto del 2016, non visitabile tra le sue vie e case, ma dall’alto la sua struttura addossata alla roccia, lascia intravedere l’ingegnosità degli abitanti del luogo. Palazzi gentilizi scomparsi a causa del terremoto così ricchi di storia e architettura tipica di una zona che forse tra qualche anno non ci potrà più raccontare nulla. L’Appennino perduto, un nome che lascia molto spazio all’immaginazione, almeno fino a quando non ti immergi tra i paesini fantasma e ti rendi conto delle difficoltà a vivere in certi luoghi e a quanto ingegno ha l’uomo per adattarsi a quello che la natura possa offrire.






Entriamo nel borgo, composto da pochissime case, di Poggio Rocchetta. La nostra meta è La Grotta del Petrienno.
Attraversiamo il paese e seguiamo il sentiero segnalato. Una giornata soleggiata ci fa godere ancor di più la bellezza dei colori di questi boschi. Bisogna fare molta attenzione al terreno a volte scivoloso a causa dell’acqua.
Durante il cammino il rumore dell’acqua che scorre da una piacevole sensazione di benessere e pace.












Visibile solo quando si giunge a destinazione perché nascosta dalla vegetazione, la grotta del Petrienno è di grandi dimensioni. Visibili i resti di costruzioni in pietra a secco di nove unità abitative destinate a nuclei familiari di Poggio Rocchetta e Rocchetta per la bella stagione.













Durante la seconda guerra mondiale è stata rifugio sicuro per soldati americani ricercati dai tedeschi; gli stessi hanno lasciato scritte sulla roccia a testimonianza del loro passaggio

Trovo questo luogo assolutamente affascinante, sia per la storia che ha da raccontare,che per la trasformazione che ha subito per mano dell’uomo e degli agenti atmosferici.
Attraversare l’Appenino perduto ha il suo fascino, le foto non possono rendere giustizia alla sua bellezza, bisogna scoprirlo con i propri occhi e viverlo con la propria anima❤

La montagna ci offre la cornice … tocca a noi inventare la storia che va con essa!
(Nicolas Helmbacher)