Tra tutti i gesti del cucinare “l’impastare” è quello più terapeutico e creativo. Scarica le tensioni, le paure, perché quando impasti ci vuole energia e forza e ti stanchi fisicamente.
Fa bene a tutti, ai bambini per divertirsi e sporcarsi le mani; ai grandi per guarire da tante forme di dipendenza.
Ed allora se impastare è così d’aiuto al nostro corpo, vorrei proporre una pasta fatta di sola farina ed acqua, molto semplice e facile da fare, una pasta che persiste nel tempo e per questo legata alla tradizione della cucina: li taccù.
Li taccù rappresentano una pasta “povera” perché fatti con farina ed acqua. Negli anni in cui in casa non c’era molto da mangiare, ci si doveva arrangiare con quello che si trovava e con quello che la terra produceva. Nella cittadina di Offida venivano chiamati con la “ionta” ovvero mescolanza, in questo caso di farine.
La ricetta dei taccù d na vot (di una volta”
Sulla spianatoia miscelate le farine che preferite o che trovate in cucina, apritele a fontana ed aggiungete poco alla volta acqua fino ad ottenere un un’impasto liscio e sodo. Stendete con il matterello una sfoglia non troppo sottile. Tagliate a tagliatelle corte ed irregolari. Su una padella fate soffriggere un goccio d’olio evo, striscioline di guanciale e uno spicchio d’aglio senza camicia. Togliete l’aglio, cuocete i taccù per pochissimo tempo in acqua e versateli nel condimento abbastanza acquosi. Versate un goccio d’aceto e guarnite, a piacere, con erbe aromatiche (erba cipollina, timo, prezzemolo).
Molti altri condimenti possono essere abbinati a questo tipo di pasta, da un semplice sugo di pomodoro fresco e basilico, a un’altro più strutturato di carne o pesce.
